“Tomboy”, introspezione e ricerca d’identità. Il nuovo film di Céline Sciamma
durata 84 min.
Francia 2011
Teodora Film
Di Céline Sciamma
Con Zoé Héran, Malonn Lévana, Jeanne Disson, Sophie Cattani, Mathieu Demy
Ultimo film di Céline Sciamma, giovane regista francese, classe 1980, alla terza produzione per il grande schermo (dopo Naissance des pieuvres e Pauline, rispettivamente del 2007 e 2009). Uscito nelle sale italiane lo scorso 7 ottobre, questa piccola grande produzione francese è stata salutata positivamente da pubblico e critica: 260mila spettatori in patria, Teddy Award a Berlino e due premi al 26° festival GLBT di Torino.
Nel corso delle vacanze estive, Laure (Zoé Héran), dieci anni, si trasferisce in una nuova abitazione insieme ai genitori e alla sorellina Jeanne (Malonn Lévana). Nel nuovo ambiente, aiutata dalla complicità di Jeanne, consenziente e diverita, la bambina approfitta della distrazione degli adulti per fingersi un maschio agli occhi dei nuovi amichetti del quartiere. Così Laure diventa Mikael. E, per portare avanti questo gioco delle doppie identità, è costretta a dare avvio ad un susseguirsi di bugie e situazioni paradossali, arrivando ad attirare l’attenzione particolare dell’amichetta-fidanzatina Lisa. Fino a quando l’apparente equilibri costruito da Laure vacilla: l’inizio della scuola sta per approssimarsi e il suo segreto deve venire allo scoperto.
Semplice e tenera la storia che ci racconta Céline Sciamma. Sulle orme di Boys don’t cry, film culto del 1999 che affronta le tematiche della sessualità adolescenziale e che è valso l’Oscar come miglio attrice protagonista a Hilary Swank (regia di Kimberly Peirce), la Sciamma affronta il tema della scoperta della sessualità nella fase preadolescenziale con un tatto e una sensibilità tutte particolari, quasi infantili, semplificando fino allo stremo quei meccanismi che gli adulti si ostinano a voler normare ed incasellare. La regista non propone un caso e non offre facili, rassicuranti soluzioni. Con il breve spaccato che apre sulla vita di una “normale” bambina di dieci anni, la Sciamma non vuole dare risposte, bensì porre lo spettatore di fronte a domande intorno alla definizione dei confini della sessualità. Il finale è aperto: non è dato sapere se quell’estate sarà solo una parentesi nella vita della bambina oppure se rappresenta il preludio di una presa di consapevolezza che ne segnerà il futuro.
Tomboy (ingl. “maschiaccio”, appunto), con il suo mischiare sensibilità e leggerezza, è un film che arriva dritto al cuore e ci lascia con un sorriso di affetto compartecipato. E’, in primis, la storia del difficile cammino di un essere umano alla ricerca di un’identità. Il finale rappresenta il successo di quest’operazione di ricerca: con la frase “Laure, mi chiamo Laure”, la piccola protagonista mette da parte le paure e, pronunciando catarticamente il suo nome come se fosse la prima volta, prende finalmente consapevolezza di sé.