Magnifico Ozpetek, tra finzione e realtà
commedia drammatica
durata 105 min.
Italia 2012
01 Distribution
con Elio Germano, Paola Minaccioni, Beppe Fiorello, Margherita Buy, Vittoria Puccini
Dal 16 febbraio 2012, nelle sale l’ultimo attesissimo e chiacchierato film del regista turco Ferzan Ozpetek.
Un film insolito per Ozpetek, che riesce ad uscire dalle solite trame che ormai fanno un po’ l’effetto del “già visto” per regalare una storia emozionante, una narrazione intima che, attraverso le vicende del protagonista Pietro, si fa collettiva.
La storia, infatti, è quello del giovane Pietro, che fa cornetti la notte, sognando di sfondare nel cinema. Omosessuale tiepido e impaurito, Pietro è alla ricerca della sua identità quando, dalla provincia siciliana, approda nella capitale, sperando di far fortuna. Proprio qui prenderà in affitto una bella casa -un po’ fatiscente- d’inizio secolo, che gli aprirà un mondo inaspettato: qui dentro, Pietro inizierà ad avere delle visioni ed entrerà in contatto con il gruppo di attori della compagnia Apollonio, gruppo teatrale in voga negli anni ’30-’40 e misteriosamente scomparso nel ’43. Gli attori sembrano infestare la casa: dall’iniziale diffidenza, Pietro assume un atteggiamento di maggiore apertura nei loro confronti, ne ascolta la storia e cerca di liberarli dalla reclusione nella villa. Così il giovane porterà a galla misteri passati mai risolti e scaverà tanto nella storia dell’Italia della Resistenza, quanto nel fascinoso mondo del teatro e dell’avanspettacolo del tempo. Fino ad arrivare anche a scoprire delle cose di se stesso e a diventare un uomo.
Ozpetek, dunque, stupisce con un film tutto in bilico tra finzione e realtà (non a caso, coppia di parole dietro cui si cela la chiave per risolvere l’enigma dei personaggi intrappolati nella villa). Un omaggio al cinema, ma forse sarebbe più corretto dire che Magnifica presenza è semplicemente un film in bilico tra commedia, noir, film drammatico e storico, imperniato sul mondo dell’arte, cui rende, come di sbieco, omaggio. Apprezzabile la scelta del regista di girare alcune scene (tra cui l’ultima, emblematica) all’interno del Teatro Valle occupato, le cui vicende hanno recentemente suscitato grande enfasi tra gli intellettuali nostrani e non solo. Apprezzabile anche il piccolo ruolo riservato a Mauro Coruzzi, in arte “Platinette“, nei panni della terribile Badessa: Ozpetek, pur avendo nascosto la tematica omosessuale -tanto palese negli altri film-, non vi rinuncia in toto e inserisce gay e transessuali a profusione, giusto per non smentirsi. Una nota a parte è da riservare, poi, alla colonna sonora, con brani dall’aria vintage: Patty Pravo con “Tutt’al più”, Celentano e Claudia Mori con “Non succederà più”, senza dimenticare Nat King Cole e Betty Hutton. Ma a fare da vero e proprio “leitmotiv” del film ci sono i brani composti da Pasquale Catalano, con la collaborazione della cantante turca Sezen Aksu: dolci melodie “d’antan”.
Curiosità: – il film si apre con una dedica alla poetessa polacca Wisława Szymborska;
– il soggetto del film è liberamente ispirato alla pièce pirandelliana Sei personaggi in cerca di autore, che fu presentato da Pirandello proprio al Teatro Valle, dove si svolge anche parte del film di Ozpetek;
– frequenti sono anche i rimandi al mondo cinematografico. Tra tutti, il più evidente è quello alla svampita Blanche Dubois, personaggio interpretato da una bellissima Vivan Leigh nel film A Streetcar Named Desire.
Un nuovo Ozpetek. Bella sorpresa.