Libri: “Maruzza Musumeci” di Andrea Camilleri
Un insolito Camilleri ci trasporta nella Sicilia delle sirene e dei migranti, ci conduce attraverso la storia d’Italia in uno strano connubio fra sogno e realtà.
Gnazio Manisco è un semplice bracciante, uno qualsiasi fra i tanti che all’inizio del secolo scorso riuscirono ad emigrare negli Stati Uniti. Con la forza della disperazione e con molta fortuna Gnazio insegue e vince il sogno americano, riuscendo a rientrare in Italia molto più ricco di quando era partito.
Su questa vicenda realistica, quasi quotidiana, si innesta l’incredibile storia di Maruzza, futura moglie di Gnazio, che dà il titolo al romanzo. Improvvisamente il soprannaturale si affaccia nella vita del contadino siciliano, che accetta gli eventi incredibili che gli accadono con la stessa semplicità con cui si era inserito nella pragmatica società americana.
Camilleri sembra giocare con le diverse facce della Sicilia: quella storica, dolorosa, dell’emigrazione necessaria per vivere, insieme a quella favolosa, la Sicilia terra d’incanti e di misteri che risalgono alla notte dei tempi.
Come diceva Pitrè quella terra in cui puoi “sentir parlare un pescatore e una donnetta come di persone morte ieri, ma con nomi vaghi e comuni, di Ulisse, di Circe, delle Sirene e di Nettuno” oppure, come diceva Minicu, contadino di Camilleri, è il posto in cui basta chiudere gli occhi “pi vidiri le cose fatate”.
La lingua di Camilleri muta per assecondare questa materia così diversa dalle inchieste di Montalbano e si radicalizza. L’insistenza sul siciliano stretto, però, non toglie gusto alla lettura, anzi sembra quasi di sentire il racconto direttamente dalle labbra di Minicu il contadino, in una notte di luna – e dei racconti orali mostra pregi e difetti.
Andrea Camilleri
(Sellerio, 2007)