Libri: Libera nos a malo di Luigi Meneghello
Meneghello ci apre le porte di Malo, il piccolo paese del vicentino in cui è nato: affresco di un microcosmo quasi ordinato, ironicamente descritto e forse ormai scomparso.
Nel pieno del nuovo millennio non sono in molti a ricordare il ritmo della vita dei paesini di campagna, in Italia: alcuni di questi centri esistono ancora, altri hanno modificato solo in parte le proprie abitudini ma la maggior parte di essi sono scomparsi o si sono trasformati in qualcosa di molto diverso.
Per avere un’idea degli equilibri, degli usi, della rete di conoscenze che legano (anzi, legavano) la vita di una piccola comunità fino alla metà del secolo scorso basta avvicinarsi a questo libro di Luigi Meneghello, in cui con una lingua di incredibile freschezza e con un tono sempre divertito si racconta dei giochi dei bambini ma anche dei pazzi del paese, dei giorni di mercato e delle rivalità con i paesi vicini, delle festività, delle botteghe e del dialetto.
Il dialetto, la lingua giocano un ruolo fondamentale nel libro: costante nelle riflessioni di Meneghello, che non perde occasione di far notare singole forme, di mostrare quanto la parlata si differenzi di paese in paese, il dialetto è anche utilizzato come mezzo insostituibile per comunicare in modo autentico un intero mondo; a questo fine lavora anche l’inglese la cui necessità, sebbene non venga sottolineata dall’autore, è palpabile nell’incastro strettissimo che forma con i termini circostanti.
Un mosaico di linguaggi per ricordare il microcosmo in cui è cresciuto Meneghello, anzi per renderne partecipe il lettore: l’attitudine al racconto, la vivacità della lingua e dei ritratti, infatti, allontanano il rischio della cronaca, rendono il libro godibile nonostante la struttura giustappositiva, restituiscono ancora ben vivo il quadro di quella società nonostante il mezzo secolo che ci separa.
Luigi Meneghello
(Rizzoli 2007)