Libri: “Il Profeta del Vento” di Stefano Biavaschi
Un suonatore alla ricerca di nuove melodie, una voce misteriosa: Stefano Biavaschi ci accompagna in un percorso di meditazione e ricerca, ci fa guardare al mondo con occhi diversi.
Natan è un suonatore di flauto, un uomo che cerca di rallegrare il suo popolo con musiche sempre diverse. Da qualche tempo, però, Natan non riesce a trovare nessuna melodia nuova, nessun canto da portare alla sua gente. Il suonatore, quindi, va a cercare ispirazione sul mare, prima dell’alba, sperando che la bellezza della Natura lo guidi; mentre il sole sorge e si alza dal mare, tutte le mattine, un vento si alza impetuoso, e cade poi non appena l’alba è finita. Una mattina, quasi per gioco, Natan alza il flauto in direzione del vento e questo… suona.
Il Vento suona sul flauto di Natan una dolcissima, nuova melodia, che sembra vibrargli dentro piuttosto che venire da fuori, e insieme alla musica, improvvisamente, il suonatore sente anche una voce. Misteriosa, perentoria, la Voce investe il suonatore smarrito del compito di portare fra la sua gente la verità che andrà svelandogli nei giorni successivi, ne fa un Profeta.
Comincia così il cammino del Profeta del Vento, un percorso lungo dodici albe e sette passi, alla ricerca della saggezza e dell’equilibrio interiore; un percorso di meditazione in cui il lettore è accompagnato per mano da un linguaggio semplice e poetico, che tocca tanti grandi problemi dell’essere umano: il Dolore e la Solitudine, l’Amore e la Vita.
Di fronte alla grandezza della Natura Natan (e noi con lui) entra in contatto con il suo Essere più profondo e, guidato dalla Voce del sole, lo riscopre, dialoga con lui fino a scoprirsi, alla fine delle dodici albe, un uomo nuovo, rinato.
Stefano Biavaschi si accosta con parole semplici e profonde, come dovevano essere quelle dei profeti, ai grandi problemi del mondo e fra essi si fa strada, pazientemente.
Il libro, quindi, va letto lentamente, apprezzando i numerosi spunti di meditazione: il lettore potrà non trovarsi d’accordo, l’agnostico potrà forse valutare eccessivi gli echi della tradizione cattolica ma è difficile sfuggire all’invito a riflettere che accompagna il percorso di Natan.
Stefano Biavaschi
Fede e Cultura, 2008