Libri: “I racconti della Kolyma” di Varlam Šalamov
Varlam Tichonovič Šalamov è stato uno dei molti intellettuali russi di questo secolo che hanno conosciuto l’orrore dei campi di lavoro stalinisti; questo grosso volume raccoglie la memoria di quella orribile esperienza raccontata con una incredibile capacità artistica.
I racconti della Kolyma sono 55: un lungo percorso a cui è difficile arrivare in fondo – non tanto per la crudezza delle scene raccontate, quanto per il modo in cui quel mondo e il suo sistema di non-valori entra dentro al lettore.
Già i primi racconti suscitano orrore e insopprimibili domande: com’è stato possibile? Successivamente la routine del campo, gli usi di quello strano mondo dimenticato da tutti entrano a far parte anche di chi legge e si riesce a osservare quasi con distacco storie di incredibile sopraffazione e meschinità, ma anche rarissimi momenti di salvezza.
È proprio in questa capacità (e nel desiderio) di condividere il dolore, la disperazione, l’abisso in cui è spinta l’umanità che si riconosce la forza dell’arte, come pure nella capacità di rendere sopportabile la lettura.
Solženicyn scrisse: “l’esperienza di Šalamov nei lager è stata più amara e più lunga della mia, e con rispetto riconosco che proprio a lui e non a me è dato in sorte di toccare il fondo di abbrutimento e disperazione verso cui ci spingeva tutta l’esistenza quotidiana nei lager”.
I campi di lavoro nella regione del fiume Kolyma erano un vero e proprio sistema, con usi e costumi propri, abitudini inumane e una forza radicale di trasformare le persone che vi passavano. Queste trasformazioni sono spesso l’oggetto dei racconti di Šalamov, che le descrive con pochi tratti secchi, poche parole pesanti.
La natura, i paesaggi emergono come barlumi di bellezza – ma forse il termine è eccessivo, come è eccessivo chiamare “primavera” i brevi mesi del disgelo artico.
I racconti della Kolyma sono un passaggio, un percorso duro ma forse necessario per rendersi conto davvero di quanto male possa fare l’essere umano ai suoi simili.
Varlam Šalamov
Adelphi, 1999
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L’essenziale è […] nella corruzione della mente e del cuore, quando giorno dopo giorno l’immensa maggioranza delle persone capisce sempre più chiaramente che in fin dei conti si può vivere senza carne, senza zucchero, senza abiti, senza scarpe, ma anche senza onore, senza coscienza, senza amore né senso del dovere. Tutto viene a nudo, e l’ultimo denudamento è tremendo.