La “Lectio inauguralis” di Massimo Recalcati, dedicata ai temi della didattica, all’apertura del festival di Pesaro “Popsophia 2015. Filosofia del contemporaneo”
Giovedì, 9 luglio:
“Il naufragio educativo per un’erotica dell’insegnamento”:
Questo il titolo dell’intensa lezione inaugurale di Massimo Recalcati, ad apertura del festival di Pesaro “Popsophia 2015. Filosofia del contemporaneo”. Il noto psicanalista lacaniano è tornato, nel corso del suo intervento, sui temi della didattica e su quello della scuola, argomenti a lui cari e già affrontati specificatamente nel recente “L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento”, pubblicazione di grande successo, edita da Einaudi l’anno scorso.
Secondo Recalcati, la scuola è il luogo degli incontri, anzi, dei grandi incontri. E non tanto quello con i compagni o, magari, con qualche amore, ma è il luogo per eccellenza dell’incontro di ciascuno di noi con il maestro, con l’insegnante. Si tratta di un incontro destinato, volenti o nolenti, nel bene o nel male, a cambiare la nostra vita. Ma quello che maggiormente influenza la nostra vita, oltre e al di là degli stessi insegnamenti impartiti nell’aula, è lo stile del maestro, ovvero il suo modo unico e assolutamente singolare, irripetibile per tutti quelli che sono stati docenti, di lasciare uno stampo, un’impronta nella memoria dell’allievo. Proprio a questo punto, ha incalzato lo studioso dal palco pesarese, avviene il “miracolo”: perché il maestro (o professore) è in grado di trasformare l’ora di lezione e il suo strumento per eccellenza, ovvero il libro, in corpi erotici, procurando poi a sua volta la trasformazione del discente in erastès, ovvero in amante.
La parola greca non viene scelta a caso da Recalcati, perché il suo termine di riferimento immediato è identificato tout court in quel caposaldo della filosofia greca e occidentale che è il Simposio platonico: Agatone è l’allievo e l’amante, Socrate è il maestro e l’amato.
Parallelamente la seduzione retorica di Recalcati è stata in grado di ammaliare il migliaio di spettatori che lo stavano ascoltando all’interno dello scenario di Rocca Costanza, fortezza rinascimentale del pesarese. E le parole dell’allievo di Lacan hanno spaziato, con opportuni agganci, su tanti temi (anche il dramma dell’immigrazione, affrontato da un punto di vista culturale), su innumerevoli citazioni (l’inesauribilità dei classici secondo l’interpretazione di Calvino, per esempio) e anche su ricordi (l’importanza della voce del maestro come il ricordo della voce di Pasolini che leggeva Le ceneri di Gramsci o i ricordi personali di Recalcati studente universitario a Milano e allievo di Mario Dal Pra).
Ecco, quindi, in che cosa consiste l’attività didattica nella sua natura più profonda: cioè in quell’atto di sublime amore per quel maestro in grado, con la sua sapienza, di “illuminare” un testo (Dante, Petrarca, Platone, Hegel, ecc.) e di trasmetterlo con parole proprie all’allievo amante; e anche nella capacità di trasmetterlo con le proprie reticenze, con quello che neanche il maestro è in grado di spiegare, se non addirittura con i propri errori (qui Recalcati ripropone ancora l’esempio dell’“inciampo” del maestro, episodio che era stato oggetto anche della lezione dell’edizione precedente di Popsophia).
Nulla da dire. La conferenza di Recalcati è stata a sua volta un atto d’amore, tra lui e il pubblico. Quasi di due ore senza respiro (e in un silenzio quasi spettrale, da naufragi verrebbe da dire, giusto per richiamare il tema dell’edizione di quest’anno del festival), in cui lo psicanalista ha saputo tenere con mano ferma le redini del discorso e dell’attenzione di questo vasto uditorio.
Tuttavia, nel finale, la direttrice del Festival, Lucrezia Ercoli, ha scaltramente incalzato Recalcati sul tema della scuola oggi o, meglio ancora, della “Buona scuola”, anche in coincidenza dell’approvazione proprio in giornata della riforma da parte del governo Renzi. Qui Recalcati è stato bravo a divincolarsi su un terreno particolarmente insidioso, affermando semplicemente che, a sua giudizio, il provvedimento appena approvato alla Camera presentava al suo interno zone d’ombra ma anche cose positive: tra queste, il peso dato alla meritocrazia e al nuovo sistema di valutazione, con il plauso alle maggiori responsabilità e agli accresciuti poteri del dirigente scolastico, specialmente nella scelta dei propri collaboratori e del personale. Ma proprio a questo punto s’interrompeva l’atto d’amore tra lo psicanalista e il pubblico, con l’emergere dei primi mugugni tra il pubblico, per buona parte composto da docenti. Ed è qui che Recalcati è stato bravo a chiudere il discorso (e la lectio), prendendosi gli ultimi applausi prima del commiato. Evitando, così, il rischio di quello che poteva apparire come un “suo” naufragio.