Il mistero del tesoro di Sant’Oreste
Aurelio Santopadre, medico ‘prestato’ alla letteratura, dà alle stampe la sua prima opera che racconta la storia dei lingotti d’oro trafugati dai nazisti alla Banca d’Italia”. E aggiunge “devo al caso la sua pubblicazione, ero andato in copisteria – dice – per farne qualche copia da dare agli amici e ai parenti, ma ho perso la ‘chiavetta’ usb. A ritrovarla è stato un operatore ecologico che aveva uno zio di Sant’Oreste. L’hanno letto, è piaciuto e hanno avvisato il comune che mi ha messo in contatto con la casa editrice. Ne è nato il mio primo libro, dato alle stampe, che si può acquistare online e in libreria da fine dicembre o inizi di gennaio”.
“Mi ha sempre affascinato la storia lingotti d’oro, trafugati dai nazisti alla Banca d’Italia in fuga dalla Capitale. E una leggenda che diventa realtà”. Aurelio Santopadre, medico di mestiere, scrittore per passione, con il suo libro “Il tesoro di Sant’Oreste”, edizioni Sabinae, accompagna il lettore alla ricerca del prezioso metallo attraverso le suggestive “grotte, gallerie e cunicoli”, scavate nei dintorni di Sant’Oreste. “L’idea – spiega l’autore a IGN, testata online dell’Adnkronos – mi è venuta perché mio padre Arnaldo mi raccontava sempre questa storia che mi intrigava. Allora sono andato sul posto per le prime ricognizioni, ho parlato con gli anziani ed è nato questo racconto”. “Tante le ipotesi fatte sul possibile nascondiglio – aggiunge – tra cui quella che quest’oro sia stato nascosto nelle gallerie del monte Soratte. In passato sono state fatte delle ricerche, ma nessuno l’ha mai trovato”.
Dopo l’8 settembre del 1943 i tedeschi requisirono dalla Banca d’Italia circa 120 tonnellate d’oro. Una parte dell’oro Italiano (circa 64 tonnellate), finito alla Banca Nazionale Tedesca, viene ritrovato dagli americani in una miniera di sale vicino alla cittadina di Merkers. Nello stesso periodo, un’altra parte (due tonnellate) di quell’oro viene ritrovato dagli inglesi nello Schleswig-Holstein. Infine, altre cinque tonnellate furono ritrovate in Austria dagli americani, ma vennero consegnate per errore alla Banca Austriaca e solo nel 1950 restituite all’Italia che le versò nelle casse della Commissione tripartita.
Di tutto ‘il tesoro’, trafugato dai nazisti, restano ancora da trovare circa 950 chili d’oro. Per tentare di spiegare dove siano finiti questi lingotti sono nate numerosissime leggende. Una tra le più accreditate vuole che il metallo prezioso sia stato nascosto dai tedeschi in ritirata in una delle innumerevoli grotte carsiche che costellano il monte Soratte vicino alla capitale. Persino il governo italiano ha dato credito a quella leggenda, organizzando nel dopoguerra delle ricerche ufficiali con uomini e mezzi del Genio Militare, ma non è mai stato ritrovato nemmeno un grammo d’oro.
Probabilmente quell’oro non è stato nascosto da qualche parte, perché non è mai esistito un “tesoro”. Verosimilmente quei lingotti scomparsi sono andati dispersi passando per le mani di mille persone, regalando a ciascuna una piccola illusione di ricchezza, per cui oggi è impossibile ricostruirne le vicende, oppure le cose sono andate diversamente… la storia narrata in questo libro prova a dare una spiegazione, che naturalmente è di fantasia, su dove possa essere finito quell’oro.
Sono di Roma e spesso passo sulla A1 e vedo quella montagna.
Questa storia dei tedeschi e dell’oro italiano mi stimola molto.
lo cerco in libreria e vi dirò com’è!
gianna