Hubert Selby jr: un grido in cerca di una bocca
Prendo in prestito questo titolo da un articolo di Alessandro Baricco raccolto in Barnum: cronache dal grande show (Feltrinelli 1995) perché non esiste una sintesi migliore di questa per Hubert Selby jr.
Baricco lo ha definito “il Céline newyorkese”, cioè “uno che lo leggi e poi non scrivi più uguale a prima”.
Al momento della pubblicazione, il suo Ultima fermata a Brooklyn (1964) fu oggetto di reazioni contrastanti: lo sperimentalismo stilistico e la messa a fuoco di una realtà che squarcia il sogno americano, fatta di emarginazione e miseria, fecero scandalo tanto da suscitare la reazione della censura. Divenne tuttavia in breve tempo uno degli autori più amati da protagonisti della beat generation come Allen Ginsberg.
Selby racconta infatti la varia umanità metropolitana, quella degradata e borderline, e lo fa con una prosa folgorante che amalgama parlato e flusso di coscienza.
Nato a New York nel 1928 e scomparso nel 2004, Hubert Selby jr è uno dei massimi autori americani del Novecento ma in Italia è ancora poco conosciuto.
Queste le opere pubblicate in Italia:
– Il salice (Fazi, 2006)
– Requiem per un sogno (Fazi, 2003)
– Canto della neve silenziosa (Feltrinelli, 1989)
– Ultima fermata a Brooklyn (Feltrinelli, 1977)
– La stanza (Feltrinelli, 1973) – fuoricatalogo
Per approfondire l’argomento, in rete potete trovare:
– Ultima fermata a Brooklyn, Canto della neve silenziosa, di Maria Agostinelli – per RaiLibro
– Requiem per un sogno, di Tullia Fabiani – per RaiLibro
– Attraversare l’inferno: Selby e Lou Reed, di Giancarlo Susanna – per RaiLibro
– Hubert Selby jr, di Erika Rigamonti – per La frusta – rivista on line di critica culturale
– Raccontami una storia, di Seia Montanelli