Giuseppe Puglisi – Il Mediterraneo. Coste e costellazioni
Mentre a Palazzo Ducale (Genova) prosegue la mostra “Mediterraneo, da Courbet a Monet a Matisse” nella quale si può ammirare ciò che il “Mediterraneo” delle coste francesi e liguri, la Bordighera di Monet, ha ispirato a cinque generazioni di artisti tra metà Settecento e metà Novecento, un altro Mediterraneo, quello del mare di Sicilia, sarà proposto da Giuseppe Puglisi nella mostra a lui dedicata nella Loggia degli Abati, sempre a Palazzo Ducale, con inaugurazione l’8 gennaio 2011, alle ore 17.
Artista tra i più interessanti e più giovani del panorama italiano contemporaneo, cresciuto in quella Sicilia feconda di talenti e di maestri, Giuseppe Puglisi (Catania, 1965) ha realizzato quadri di delicata bellezza sul paesaggio urbano e naturale, come testimoniano i lavori presenti in questa antologica, dedicati in particolare alla vastità dello spazio e alla duttilità morbida della luce.
La ricerca pittorica di Puglisi si focalizza inizialmente sul tema della città e di figure sospese nell’acqua, dove il colore è frammentato, le immagini quasi impronte sindoniche, eco di una certa pittura di Forgioli, Ferroni e Sarnari. Nel tempo la sua ricerca si volge al recupero di una luce più atmosferica e morbida, ed emergono nuovi gruppi tematici: le terrazze, le città di notte, i paesaggi urbani. C’è il tentativo di recuperare la figura e il colore, come raccontano i quadri raccolti attorno al tema delle piscine, nei quali il colore si fa più corposo e viene steso con pennellate più fluide.
Puglisi ha dipinto giardini, aiuole, rose, quadri nei quali si conferma questa sua aderenza-immersione nel mondo delle cose. Lo spiega bene l’artista stesso, descrivendo in modo significativo il proprio procedimento pittorico: «quando dipingo un paesaggio, anche urbano, temo molto che possa diventare tutto troppo onirico, che le luci in lontananza possano sembrare dei coriandoli. Allora sento di dover strutturare in modo molto forte l’immagine che porto sulla tela, sento il bisogno di oggetti, anche vicini, da percorrere in modo plastico con il colore. Anche i giardini di alcuni miei lavori rientrano nella città. Mi lascio incantare da piccoli spunti, ma per portarli poi sulla tela devo creare un distacco, devo leggerli attraverso uno sguardo severo. Solo così riesco a ricreare lo stupore originario.»
Con gli anni 2000 i suoi lavori sono dominati da una maggiore morbidezza di toni, forse per la ripresa in questo stesso periodo del disegno e la sua ricerca si volge più specificamente verso i valori plastici del colore; protagonista è ora il farsi e il disfarsi dello spazio dove la presenza umana viene ridotta a un brulichio di luci, luminescenze. La sua attenzione si concentra su immagini particolari, oggetti dimenticati, relitti, figure spiate nella loro immobilità, quasi a cogliere il senso segreto della luce e del colore.
Negli ultimi due anni Puglisi ha approfondito ulteriormente l’indagine sul paesaggio naturale, dedicandosi al paesaggio vulcanico dell’Etna e ai cieli notturni carichi di stelle, dei quali questa antologica reca suggestiva testimonianza.
I lavori più recenti sono spesso città viste con un’osservazione a volo d’uccello o parti di costa terrestre osservata sempre da un punto di vista alto, e anche per i quadri di questa mostra l’indagine pittorica si è focalizzata sull’osservazione dello spazio – porzione di cielo – che sta sopra i soggetti affrontati in precedenza, e, in questo caso, sul fascino del paesaggio mediterraneo. Lo sguardo si trasforma in un occhio particolare, quasi fotografico, che osserva il rapporto tra le due visioni: da un lato il paesaggio, o costa terrestre, con il mare e con le sue geometrie e prospettive, e dall’altro le architetture celesti che lo sovrasta. In questa dialettica continua Puglisi cerca di rappresentare l’imprendibile densità dello spazio che si frappone tra queste due realtà immaginando poeticamente un atlante del cielo e della terra con i suoi paesaggi.
La mostra è visitabile solo acquistando il biglietto di ingresso per la mostra “Mediterraneo da Courbet a Monet a Matisse”.