Festival del cinema: il pianto degli indios di Bechis scuote Venezia
Applausi e commozione per ‘La terra degli uomini rossi – BirdWatchers’, il film di Marco Bechis sull’atavica disperata situazione degli indios Guaranì-Kaiowà e la loro lotta per riconquistarsi le terre perdute. Terzo italiano in concorso, sembra aver convinto più degli altri i critici, almeno stando all’accoglienza calorosa nel corso della proiezione stampa.
“Sono convinto che gli Indios abbiano idee più chiare delle nostre su come vivere in questo mondo: solamente riuscendo ad incrementare la curiosità nei loro confronti, coltivando lo scambio, potrà migliorare il loro futuro”, dice il regista italo-cileno. Protagonisti assoluti sono proprio loro, i Guarnì, diventati attori per l’autore di ‘Garage Olimpo’. Mentre sono solo piccoli ruoli quelli interpretati degli italiani Claudio Santamaria e Chiara Caselli.
“Essere qui è una grande speranza per tutti noi – dice piangendo Eliane Juca da Silva, una delle interpreti – e crediamo fortemente che questo film possa aiutarci a far conoscere la nostra condizione: per vivere abbiamo bisogno di cacciare, di andare a pesca ma le foreste scompaiono giorno dopo giorno, non ci sono opportunità per noi giovani, siamo considerati dai fazendeiros solo come invasori, ma noi vogliamo solo le nostre terre. Abbiamo imparato a vestirci come voi, a mangiare come voi: così come noi vi rispettiamo, allo stesso modo crediamo sia giusto voi facciate lo stesso”.
Quarto lungometraggio di Bechis e frutto di enormi ricerche, il film “nasce dopo una serie di incontri e un viaggio in Brasile, a Mato Grosso do Sul – dice il regista – dove ho conosciuto Ambrosio Vilhalva (Nadio, nel film), che mi ha raccontato di essersi ripreso una piccola parte di terra rimanendo giorno e notte ai bordi di una proprietà: siamo partiti da qui e non ci siamo discostati poi molto dalla realtà. Quello che dovevamo fare era costruire un film, non un documentario, e per farlo ho chiesto ad ognuno di loro di interpretare un personaggio, vicino alla propria esperienza certo, ma non per questo identico a loro stessi”.
Il Brasile che non si conosce, quello che difficilmente i turisti vanno a visitare. “In quel microcosmo è ancora vivo il conflitto tra conquistatori e conquistati – continua Bechis – ed è da qui che nasce il disagio delle giovani generazioni di Indios, che moltissime volte scelgono la strada del suicidio. ‘Bisogna cercare tante possibili cause, solo così si arriverà a quella vera’ – diceva Lucrezio – e nel film abbiamo cercato di fare questo, senza rischiare di dare inutili risposte”.
Prodotto da Classic, in collaborazione con Rai Cinema, Karta Film e Gullane, ‘La terra degli uomini rossi’ sarà da oggi in sala, per 01 distribution.