Emilio Cavallini: Trasfigurazione con work-in-progress alla Triennale di Milano
Il 16 febbraio apre alla Triennale di Milano la mostra di Emilio Cavallini, dal titolo ‘Trasfigurazione’, che segue un percorso molto suggestivo, fatto di opere che coprono la sua intera vicenda creativa dal 1980 ad oggi, e che ha come punto centrale un‘installazione che il pubblico ha potuto ammirare nel suo divenire; l’artista infatti ha iniziato a costruirla alcuni giorni prima dell’inaugurazione e la completerà durante il periodo di apertura.
Un viaggio nel suo universo creativo che, ispirandosi al Modulo di Le Corbusier, ovvero scegliendo una scala di grandezza che deriva dall’antica sezione aurea e che utilizza le proporzioni del corpo umano, renda l’arte a “misura d’uomo”.
Così spiega Cavallini il suo approccio all’installazione: “Sopra una piattaforma quadrata di 4 metri per 4 viene montata una struttura in plexiglass alta 2,31. L’altezza e’ stata calcolata sullo schema de Le Modulor di Le Corbusier, come misura derivante da proporzioni geometriche e matematiche relative al corpo umano; in questo caso la mia altezza (180 cm) più lo spazio occupato dal mio braccio posto verso l’alto. Unirei le pareti del parallelepipedo con tanti fili di colore grigio, matematicamente calcolati, in modo da lasciare un vuoto all’interno, una nicchia che possa contenere la dimensione umana. Ottengo una stanza immaginaria il cui spazio viene frazionato da migliaia di fili che lasciano al centro solo la mia persona. Una costruzione che nasce da una riflessione su quanto visto e vissuto non solo nell’arte ma nel quotidiano e nella natura, insieme con lo studio della matematica e i principi dell’architettura”.
L’idea dell’artista è che questo cubo reticolato indichi un percorso esistenziale senza limiti, dove è possibile fare tutto ma è necessario sapere la strada che si deve fare. Il filo rappresenta la strada, la lunghezza infinita, è il percorso necessario per realizzare il sogno di una vita.
La forte sensibilità di cui è in possesso Cavallini gli deriva da quello che è l’altra sua “passione”: la moda. Egli è infatti un imprenditore tessile, fondatore della ditta Stilnovo che produce 4 milioni di calze fantasia all’anno che esporta in tutto il mondo.
I suoi prodotti d’avanguardia utilizzano tagli geometrici, motivi optical, e una forte componente di influssi dell’arte del 900.
In occasione della mostra in Triennale Skira pubblica il volume Emilio Cavallini a cura di Benedetta Barzini con testi di Laura Cherubini, Silvia Pegoraro, Yuri Primarosa e Sergio Risaliti.
La mostra resterà aperta fino al 27 febbraio.