“Diaz – Don’t clean up this blood”, tra polemiche ed entusiasmi. A pochi giorni dall’uscita, il riscontro del pubblico
Diaz – Don’t clean up this blood
Drammatico
durata 120 min.
Italia 2012
Fandango
con Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Elio Germano, Davide Iacopini, Ralph Amoussou
E’ nelle sale da non più di dieci giorni, ed è già polemica ovunque. Non più tardi di ieri, martedì 24 aprile 2012, è stata pubblicata su ilfattoquotidiano.it la lettera di Marco Travaglio indirizzato al capo della Polizia Antonio Manganelli. Il giornalista si è espresso criticamente verso l’impunità dei poliziotti coinvolti nei crimini della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del luglio 2001, e verso la solita lentezza della giustizia italiana: dopo due gradi di giudizio, si è in attesa del pronunciamento della Cassazione, in mancanza del quale si assisterebbe alla prescrizione dei reati. Diaz – Don’t clean up this blood ha mosso l’opinione pubblica e ha fatto parlare di sé ancor prima della sua uscita, fin da quando è stato presentato (e premiato) alla 62esima mostra del Cinema di Berlino. Interviste, speciali, reportage, presentazioni: a suscitare tanto interesse è stato il fatto che il film è basato sugli atti dei processi e sulla documentazione ufficiale. Quello che racconta Diaz, insomma, è “tutta la verità, nient’altro che la verità”. O, per meglio dire, è pur sempre un’interpretazione, ma più attendibile. Per questo ha avuto più attenzione di Bella Ciao di Marco Giusti e Black Block di Carlo Augusto Bachschmidt, predecessori apprezzabili ma meno affidabili. O forse anche perché, a 11 anni dai fatti, si è vicini, appunto, all’archiviazione del caso e alla conseguente prescrizione.
La trama del film è nota: riporta i fatti reali e documentati avvenuti a Genova nell’ultima giornata del G8, il 21 luglio 2001. Morto solo da poche ore Carlo Giuliani, l’aria è carica di tensione, i nervi sono a fior di pelle. Genova, sotto il sole bruciante, è una carneficina. Irriconoscibile.
Giovani da ogni parte del mondo, Black-Block, squadre di polizia si incrociano, si scontrano, fino a sfociare nelle note violenze della Diaz e di Bolzaneto che tutti ormai conoscono. Proprio per questo è ancora più apprezzabile l’operazione di Vicari di riproporre le vicende di Genova 2001: dal momento che se ne è fatto sempre un gran parlare, è diffusa l’idea che tutti sappiano, che non ci sia più niente da dire. Ma non è così. Chi non c’era ancora e adesso è abbastanza grande per capire, chi era ancora troppo piccolo e non può ricordare, chi semplicemente ha chiuso gli occhi e ha fatto finta di non vedere: è giusto, è un atto etico-morale, è un dovere civico aprirli quegli occhi, per assistere (per due ore, senza sosta, a tutto schermo e con il dolby sorround) alla “più grande privazione dei diritti umani dopo la seconda Guerra Mondiale”, come l’ha definita Amnesty International.
Diaz- Don’t clean up this blood è un film che si propone come documento super partes che non vuole schernire o delegittimare una parte o l’altra, ma vuole piuttosto dare la possibilità di riprenderci un pezzo di storia, la nostra, attraverso il doloroso processo di ricostruzione della memoria collettiva e di biunivoca ammissione di colpe. Solo il travagliato percorso che passa per il ricordo porta alla consapevolezza e, quindi, all’espiazione. ASSOLUTAMENTE da vedere, per non dimenticare.