Grandi speranze per il nuovo film di Faenza. Da un romanzo di Peter Cameron
Un giorno questo dolore ti sarà utile
titolo originale: Someday This Pain Will Be Useful to You
drammatico
durata 98 min.
USA-Italia, 2011
01 Distribution
con Toby Regbo, Marcia Gay Harden, Peter Gallagher, Lucy Liu, Aubrey Plaza
E’ questione di ore. E’ finito il countdown: ormai prossimo all’uscita nelle sale cinematografiche (previsto proprio per oggi, venerdì 24 febbraio) il nuovo film di Roberto Faenza, Un giorno questo dolore ti sarà utile. Tratto dall’omonimo romanzo del 2007 (ed. italiana a cura di Adelphi) dello statunitense Peter Cameron (ricordato per Quella sera dorata). Grandi le aspettative per quest’ultima fatica cinematografica di Faenza, uno dei registi italiani più fecondi e acclamati, in patria come all’estero. Negli ultimi dieci anni ogni sua produzione è stata un successo: da Prendimi l’anima del 2002, passando per Alla luce del sole, I giorni dell’abbandono, I Vicerè, Il Caso dell’infedele Clara, fino a Silvio Forever, docu-film realizzato nel 2010 in collaborazione con i due giornalisti Sergio Rizzo e Gianantonio Stella. Dopo tutti questi grandi titoli, come, dico come non aspettare con trepidazione il nuovo film? Tanto più se a sostenere il tutto vi è un testo brillante come quello del geniale Cameron, la cui prosa -tra l’altro- si presta molto bene alla trasposizione cinematografica e teatrale.
La trama, in breve: il percorso di formazione del giovane James Sveck, diciassettenne disadattato, figlio di genitori separati e fratello minore di una sorella maggiore sui generis. James sembra stimare soltanto la nonna, Miró, un cagnetto nero che si crede umano, e collega della madre, gay di colore. Dotato di buon intelletto ma fermamente deciso a non frequentare l’università e ad acquistare piuttosto una casa nel Midwest in cui leggere libri, James delude le aspettative dei genitori che, superficialmente, lo preferirebbero piuttosto ricco, realizzato e cool che felice eremita un po’ sfigato. Tanto che i duei lo invitano ad incontrare una life coach che gli indichi la via per il “successo”.
I toni surrealistici di Cameron, assieme alla regia precisa di Faenza. Un sodalizio che promette bene e speriamo non deluda. Non sarà facile salvaguardare le atmosfere oniriche di Cameron, che ricalcano una tendenza in voga nella prosa statunitense contemporanea (mi ricorda in qualche modo il delirio di Aimee Bender) e il suo profondo, toccante intimismo. Arduo compito per Faenza che, da regista dall’annosa esperienza qual’è, avrà sicuramente trovato il modo migliore per garantire la coerenza, preservare l’onirismo e dare risalto ai temi antropologicamente preponderanti, di cui il romanzo è ricco: la Bildung di un adolescente moderno che, senza punti di riferimento proprio come un giovane Holden o un altrettanto giovane Werther, lotta per guardare dentro di sé ed avere la forza di vivere assecondando solo le sue inclinazioni.
Da giorni, settimane, un tam-tam continuo su vari social network. Le aspettative sono alte. Presto scopriremo se sono state confermate.