Saggi: Johann Sebastian Bach. La scienza della musica, di Christoph Wolff
Leggendo il saggio di Christoph Wolff “Johann Sebastian Bach. La scienza della musica”, sono emersi molti aspetti che la mia ignoranza calpestava: alcuni dei quali curiosi, ad esempio che i Bach pretendessero di essere pagati per essere presenti in veste di spettatori a concerti organizzati da altri musicisti. Altri, tuttavia, più seri come la realtà che esistessero (da Eisenach a Lipsia) musicisti comunali e dunque istituzionalizzati, i quali percepivano lo stipendio direttamente dalla corte in quanto dipendenti (diremo noi oggi) pubblici e tenuti, solo per citare un esempio, ad eseguire ogni giorni alle dodici musiche sempre nuove seduti su un terrazzino d’innanzi alla piazza del mercato gremita di persone e i Bierfiedler, letteralmente Violinisti della Birra, musicisti privati il cui epiteto era alquanto esplicativo della qualità musicale espressa.
Tuttavia questi ultimi, disponibili esclusivamente per feste o cerimonie private, erano più a buon mercato rispetto ai musicisti ufficiali (i quali però potevano annoverare al proprio interno nomi di grande valore tecnico-artistico). Risiede forse anche qui, nell’accurata e secolare tradizione educativa per la gente comune condotta dai governatori che si sono succeduti, una delle ragioni storiche per cui è in terra germanica che ancora oggi la Musica è notevolmente più rispettata, sostenuta e soprattutto amata dalla maggior parte dei cittadini rispetto al resto del mondo; se, invero, a qualcuno venisse la sventurata idea di voltare il proprio sguardo verso il Bel Paese, non potrebbe che sorridere scoprendo oggi un modo esattamente ribaltato rispetto anche alla più piccola città germanica del 1600; allora infatti, i Bierfiedler non sarebbero mai stati assunti dallo Stato.
La fonte principale dell’interessantissimo studio del Wolff e vero oggetto di queste poche righe trascurabili è in realtà un testo di un’importanza sconvolgente: si tratta del The New Bach Reader (nuova edizione 1999 edita dallo stesso Wolff, H. T. David e A. Mendel autori; p. e. 1945). Non si tratta di un libro comune, nel senso che non è un racconto o una biografia come ce ne sono tante ma della raccolta di tutte le lettere e di tutti i documenti scritti da o riguardanti J. S. Bach. Tutto il materiale è accuratamente ordinato secondo la cronologia e la datazione riportata rispettando le tappe fondamentali della vita privata e musicale del grande compositore. Si nota dunque il periodo dell’infanzia ad Eisenach, il primo trasferimento (presso Ohrdruf ), sino all’ultima grande meta raggiunta, il ruolo di Cappelmeister presso la corte di Lipsia.
Uno dei capitoli conclusivi è forse, tuttavia, quello più stimolante poiché è costituito dalla trascrizione del famoso testo biografico pubblicato nel 1802 da Forkel. E’ importante leggere questo documento poiché si tratta della prima biografia bachiana, appena cinquant’anni dalla morte dello stesso Bach e perchè la principale fonte per l’autore fu C. Ph. E. Bach, che attraverso un intenso rapporto epistolare col Forkel (lettere fedelmente trascritte da Wolff) fornisce notizie (tra cui molti aneddoti) di primaria importanza sul reale pensiero del Maestro: è infatti anche grazie a questi scritti che gli studiosi oggi riescono ad interpretare in chiave teoretica la musica che Egli ci ha lasciato.
Questo libro, infine, fornisce l’opportunità straordinaria al lettore di non subire le informazioni passivamente come quando si afferra tra le mani una semplice biografia, ma di costruirne egli stesso una, avendo a disposizione moltissimo materiale originale la cui fruizione, se esso non fosse stato chiuso in unico testo e tradotto, sarebbe stata assolutamente difficoltosa per la maggioranza delle persone, compresi gli addetti ai lavori.
– Andrea Barizza, da “Il rigo musicale”
Muy interesante, gracias por el artìculo, buscarè el libro.